Suspiria di Luca Guadagnino: la recensione


Era il 1° febbraio del 1977 quando nelle sale italiane venne proiettato il film che permise a Dario Argento di parlare ai pubblici di tutto il mondo e di essere definito poi “Maestro del brivido”: Suspiria. La storia narra le vicende di una giovane americana che si trasferisce a Friburgo per entrare in una prestigiosa Accademia di Danza e subito dopo il suo arrivo, Pat, anch’essa studentessa dell’istituto, scompare in circostanze misteriose. Mentre Susy compie enormi progressi con l’ausilio di Madame Blanch, severa direttrice della scuola, la ballerina diventa amica di Sara e condivide con lei i sospetti sulle insegnanti, le quali celerebbero un orribile segreto.

Un capolavoro, dunque, che non solo ha regalato notti insonni ai più fifoni, ma ha segnato la storia del cinema di genere, pellicola amata e talvolta imitata da nomi altisonanti come Tarantino, De Palma e Carpenter. Arriva il 2008, David Gordon Green annuncia il remake, ma a causa di disaccordi con la produzione abbandona presto il progetto; poi, durante una conferenza stampa della 72ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 2015, Luca Guadagnino dichiarò pubblicamente che avrebbe diretto un “remake” di Suspiria. E così è stato.


È uscito nelle sale italiane, a partire dal 1° gennaio 2019, il nuovo film di Luca Guadagino, Suspiria. Non si tratta di un vero e proprio remake come si credeva all’inizio, ma di un «omaggio al capolavoro argentiano» come lo definisce lo stesso regista. Il soggetto è l’originale (come si evince dai titoli di testa), scritto da Dario Argento e Daria Nicolodi nel 1976. La sceneggiatura è stata affidata a David Kajganich e la strabiliante colonna sonora ad un veterano della musica rock internazionale, Thom Yorke. 
La scelta del cast è azzeccatissima: la bellissima Dakota Johnson nei panni di Susie Bannion, Tilda Swinton è madame Viva Blanc, Chloë Grace Moretz interpreta Patricia Hingle e Mia Goth Sara Simms. 
Per la realizzazione della pellicola sono stati spesi ben 20 milioni di dollari. Gli incassi, deludenti: non arrivano nemmeno a 5 milioni. La struttura del film, dalla durata complessiva di 152 minuti, è articolata in sei atti e un epilogo.  Prodotto da Amazon Studios, è distribuito in Italia dalla Videa.

A Berlino Suspiria non fa paura. Ma è molto originale


Nel film di Guadagnino, l’azione è spostata a Berlino. Siamo nel 1977 e la città vive un momento pieno di conflitti: la Seconda Guerra Mondiale che ha segnato profondamente la popolazione e il terrorismo dei gruppi estremisti di sinistra. Susie, proveniente dall’America, viene ammessa nella misteriosa scuola di danza di Madame Blanc, una grigia costruzione - come il resto della meravigliosa fotografia - costruita accanto al Muro. Fondamentale per lo scorrere della storia è il contesto socio politico; la narrazione viaggia su binari paralleli ma allo stesso tempo discostanti. Da una parte, l'ingresso di Susie Bannon nella scuola, dall’altra una serie di eventi che coinvolgono un anziano psicanalista a cui Patricia si è rivolta in cerca di aiuto, immerso dal dolore a causa dalla perdita della moglie in circostanze poco chiare.

Suspiria non è un film horror, o meglio, non fa paura. Non c’è da aspettarsi nessun colpo di scena, né tantomeno improvvise comparse di entità demoniche che fanno sobbalzare lo spettatore sulla poltrona. Data la lunghezza del film, queste tensioni che potevano crearsi vengono dilatate, allungate del tutto; possiamo dedurre quindi che lo scopo della pellicola non è assolutamente quello di terrorizzare. 
«Una madre può prendere il posto di chiunque altro, ma nessuno può prendere il posto di una madre». Il tema della madre è ricorrente e per gli spettatori più attenti la frase sopra citata – scritta su un quadro nella casa materna di Susie - ci invia dei segnali forti. Le madri per Guadagino non sono solo delle streghe, ma delle vere e proprie entità superiori che evocano l’arte, generano la vita e allo stesso tempo la morte cancellando la memoria.  Suspiria è originale seppur discontinuo, intrigante e mai noioso. Guadagnino porta lo spettatore alla fine della proiezione a ragionare sulla concatenazione degli eventi del tutto, apparentemente, fuori da ogni rigor di logica.

RATING: ★★★★
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